Nuova Oggettività: «Andrea Emo, Giovanni Sessa, Romano Gasparotti»
Giovanni SessaÈ un libro importante quello di Sessa su Emo. Ormai è evidente a molti anche se persiste una resistenza ad andare nel profondo della lettura (di Emo e quindi di Sessa) per rendersi conto della novità assoluta di tesi ed interpretazione della medesima. Si oppongono sia le difficilmente superabili barriere del “filosoficamente corretto”, sia le ormai ancor più frequenti praticate vie interpretative di taglio neutralista e/o bellanimista, di coloro cioè che ciurlano nel manico con l’asso sempre tentato delle metafore sbiadenti, delle provocazioni linguistiche, dell’effettismo anarcoide e della destrutturazione a tutti i costi. Ma non vorremmo caricare sul libro di Sessa una animosità che è spesso solo nell’inconscio di lettori, o prevenuti o malevoli. Infatti il suo è un lucido percorso col passo dello scalatore sui grandi picchi del pensiero che solo uno spirito educato a nutrirsi della limpidità delle altezze poteva avere il coraggio di montare in modo monografico, ovvero a latere del grande lavoro critico di Donà e Gasparotti che accompagna i testi fino ad ora pubblicati, esemplando come seriamente si possa trattare un complesso pensiero che è assimilabile, per ampiezza sconcertante e profondità insondabile, al lascito pessoano, richiamando suggestivamente alcune grandiose anomalie, pur nella differenza profonda di testo e contesto. Giovanni Sessa ora, con questa monografia (La meraviglia del Nulla. Vita e filosofia di Andrea Emo, Bietti, 2014) fa il punto storico-filosofico e lancia coraggiosamente alcune chiare ipotesi interpretative: il transattualismo, la compresenza Cristo/Dioniso, la vigenza dell’origine che lo avvicina ad Evola, a Colli (e, nella mia interpretazione, anche a Noica), la centralità come pulsione e come azzardo del momento estetico e non certo come produzione mercantile surrogatoria e nevrotizzata nell’era ineliminabile del tragico, il tempo sferoideo del sempre praticabile, l’antimodernismo non come superfetazione ideologica ma come anti/disorganicità che si attua nel presente eterno e la concezione di un’attiva distanza rammemorante che è spirituale ed intellettuale assieme, in questo Tempo ed in questa Patria. Lo fa seguendo con taglio fenomenologico il percorso completo di Emo, lungo l’interminabile secolo breve ed incentrandolo in quel, segreto ma chimericamente affollato, studio da genio che si diletta (e non da dilettante di genio). Ora, noi possiamo leggere qualche volta libri importanti e forse anche decisivi, sempre che molti forse non portino in sé una scintilla comunque pronta ad innescare le stanche polveri, ma raramente possiamo intravedere un libro generazionale, ovvero un libro che dia il segno di una potenzialità di nuova ripartenza del pensiero, superando barriere e rompendo incrostazioni. In questo caso Emo, e Sessa con Lui, più che squadernarci scolasticamente ipotesi interpretative, ci mette di fronte, senza le continue riflessioni categoriali, classificatorie e pseudo mnemoniche, alle ampie periodizzazioni che rivelano le inconsistenze letteraliste (alla Hillman, Noica, Stevens) ed assieme alla grande, inevasa – ma per Emo incentrata nella sua scoperta ripetuta fino all’ossessione – domanda ontologica. Il superamento definitivo nel riconoscimento della consustanzialità di Essere e Nulla è, quindi, il centro, con tutti i derivati di mito e di rito. Viene questo testo di lettura organica di Sessa (ed anche il piccolo libretto a tavoletta Heliopolis di mia fattura, lieve compagno del libro primario) a fare il corpo a corpo con la morte (e con la vita), non in una inversione blasfema, come qualche superficiale lettura potrebbe stancamente riproporre, ma come inesausta capacità di resurrezione del sempre possibile.
(Sandro Giovannini, «Nuova Oggettività», 1 giugno 2014)