Presso la Bibliomediateca di Torino è conservata la trascrizione di uno stralcio
del copione di Lo sguardo di Ulisse, film del 1995 di Theo Angelopoulos con
Erland Josephson e Harvey Keitel. La pagina è vergata a mano da Gian Maria Volonté, che il 6 dicembre 1994 morì di infarto nella stanza di un albergo di Florina, dove riposava dopo una giornata di riprese sul set dello stesso film. Perché era Volonté l’attore scelto dal regista greco per interpretare Ivo Levi, il responsabile della cinemateca di Sarajevo che corre e cade per le strade della città martoriata dalla guerra, tentando di salvare preziosi reperti cinematografici.
Sul suo quaderno Gian Maria poco prima di morire scrive: «Poi è scoppiata la
guerra… mi sono dedicato alla protezione della cinemateca… che ne resti… la
memoria. Era tutta la mia vita… ormai che senso potrebbe avere qualsiasi cosa?
Che senso potrebbe avere adesso? Nel mezzo di questo massacro».
Assieme alla sceneggiatura, al contratto e a pochi metri di girato con tre sue
pose, questi appunti su Lo sguardo di Ulisse sono quanto rimane dell’ultima
interpretazione di Gian Maria, che Loparco trasforma in spunto di partenza per
un racconto dell’attore; del cittadino per cui tutto era politica, che richiamava sé
stesso e gli altri a tenere l’anima e il pensiero all’erta; dell’uomo inquieto sempre
alla ricerca, che amava far da mangiare insieme alle donne della sua vita. Tra loro Giovanna, l’unica figlia, che ha aperto a Loparco le porte della sua casa sulla
Maddalena e raccontato ricordi con il padre e del padre.
Secondo il piano di lavorazione del film, “Ivo Levi” sarebbe dovuto morire negli
ultimi giorni di dicembre 1994. Invece è stato Gian Maria a morire, privando il
pubblico di questo suo ultimo personaggio intenso e disperato. Per quella corsa
tragica, con taniche riempite all’inverosimile, che gli ha spezzato il cuore.
Il libro è introdotto da un “sentito omaggio in forma di abbecedario” con cui la curatrice della collana Ilaria Floreano fa un’appassionata ricognizione della filmografia di Volonté e da un breve testo della figlia dell’attore, Giovanna.