Oriana Fallaci ha inseguito Marilyn Monroe a lungo, nonostante non fosse nota per la pazienza.
Ma la sua perseveranza non è stata premiata: Marilyn è rimasta la sua grande intervista mancata. A parziale risarcimento giunge questa intervista impossibile. Impossibile perché l’intervistata non c’è più da un pezzo – nata il 1° giugno 1926, Marilyn morì il 5 agosto 1962. Impossibile perché inventata.
Di Marilyn è stato detto e scritto tantissimo e oggi, sessant’anni esatti dopo la sua morte, che cos’altro si potrebbe raccontare di nuovo? Forse niente, forse tutto. Di certo Bruna Magi, l’intervistatrice impossibile, conosce bene la diva: per anni ha letto biografie, articoli, cronache del tempo e non, romanzi dedicati a lei. Più al suo mito che alla sua persona, però. Per anni ha visto film, documentari, servizi televisivi. E ne ha scritto.
E ora che l’etere e Internet sono “scossi” dalla notizia del primo titolo Netflix “a luci rosse”, guarda caso dedicato alla bionda più esplosiva di sempre – Blonde (come l’omonimo romanzo sconvolgente che Joyce Carol Oates ha dedicato a Norma Jeane Mortenson Baker) con protagonista Ana De Armas, regista Andrew Dominik, così trash da essere stato respinto alla Mostra del Cinema di Venezia 2021, inutilmente aspirante
a Cannes 2022 – Magi ha sentito sgorgare naturalmente le domande che state per leggere, e anche le risposte. E ha voluto imprimerle, per dare voce alla “bambola” scolpita nell’immaginario e da sempre muta. O meglio zittita.
Come? Con un collegamento fantastico da un Limbo misterioso, una videochiamata da un mondo parallelo.
Ecco Marilyn: a te la parola, finalmente.