Giunto all’ottavo fascicolo, INLAND. Quaderni di cinema riavvolge per un attimo la pellicola della sua breve ma significativa storia, tornando a percorrere i passi compiuti nel 2015 quando aveva aperto i battenti proponendo Rob Zombie come prima uscita. Allora INLAND era un enigma, un esperimento, il tentativo di proporre riflessioni monografiche che prendessero l’autore in esame come punto di partenza per spingersi altrove, al di là del cinema ma sempre con il cinema. Zombie era il nome giusto per intrecciare la Settima arte alla letteratura, alla musica, alla storia statunitense (classica e contemporanea), alla psicanalisi, alla tradizione dei freak e del Grand Guignol, al femminile come categoria sociale, al feticismo, alle (video)arti grafiche: un artista dal substrato espanso, liquido, polisemantico. Ora INLAND è un marchio riconosciuto, un percorso arricchito da colleghi ed esperti sempre autorevoli, competenti ed entusiasti, una proposta culturale apprezzata, richiesta e innovativa. Insomma, questa rivista sta diventando grande e oggi ama riannodare i propri fili e guardarsi indietro, perché Zombie è ancora il punto ideale da cui (ri)partire. Senza specchiarsi, ma per reinventarsi e migliorarsi di continuo.
E visto che l’8 è per natura (doppiamente) circolare, ecco l’occasione ideale per un primo, significativo reload. Che nasce dalla contemporanea uscita del 32esimo volume targato Bietti Heterotopia – la collana madre, da cui tutto è partito e a cui tutto quel che si fa a bottega, sempre, torna – e firmato da un autentico fuoriclasse della saggistica internazionale. Antonio José Navarro, critico e storico del cinema catalano, ha infatti scelto la nostra casa editrice per proporre in Italia il suo El imperio del miedo. El cine de horror norteamericano post 11-S (Valdemar, 2016), monumentale tomo di riferimento sull’horror a stelle e strisce del nuovo millennio. Grazie alla filologica traduzione del collega e amico Roberto Curti e all’accurato editing della nostra Ilaria Floreano, il testo è diventato L’impero del terrore. Il cinema horror statunitense post 11 settembre, ovvero qualcosa di unico nel panorama editoriale di genere nostrano. In copertina trionfa Captain Spaulding, in prefazione affila le lame Rob Zombie, tra le pagine si moltiplicano i riferimenti ai capisaldi dell’autore di Haverhill: inevitabile, per noi di INLAND, riaprire i faldoni del numero #1 e rimetterci al lavoro ricaricando contenuti ormai di culto, sempre ricercati da lettori e appassionati, ma esauriti nella versione cartacea già da troppo tempo.
Ogni reload, però, è tale per le sue innovazioni, e qui si è presentato un (bel) problema: come migliorare – restando nei limiti della foliazione imposti dal punto metallico – un lavoro che si presentava così ben articolato, coeso e coerente nella commistione di tagli e contributi? La risposta è stata un plebiscito redazionale: i testi non si toccano, semmai se ne aggiungono. Ecco, allora, un illuminante saggio su 31 – che all’epoca della prima versione era soltanto un progetto – scritto proprio da Navarro, e un nuovo colore di copertina a saldare ulteriormente libro e quaderno. Cambia l’icona, che dall’aggressiva croce rovesciata del 2015 (in rimando a Le streghe di Salem, allora ultimo titolo zombiano) diventa proprio il clown Spaulding, archetipo del cinema di Zombie – al secolo Robert Bartleh Cummings – e trait d’union da una parte tra questo INLAND e il tomo di Navarro, dall’altra tra l’esordio La casa dei 100 corpi e il prossimo 3 from Hell, ultimo (definitivo?) capitolo della saga che comprende anche La casa del diavolo.
Unionisti e confederati con relativi fardelli, Stati Uniti e profondo Sud, centri di potere e rednecks, burattinai e pedine: dicotomie in perenne elaborazione, che in 31 erano state ulteriormente sviscerate in 3 from Hell sono destinate a trovare terminali snodi problematici. Tornano Captain Spaulding, Baby e Otis Firefly – miracolosamente scampati al massacro che aveva chiuso La casa del diavolo – in una nuova discesa agli inferi della violenza. Ma soprattutto torna un autore capace di imporre un proprio immaginario politico, sociale, estetico e antropologico forte utilizzando i mezzi del genere e trasformando in risorse i limiti di budget talvolta non proprio stellari: 31 è stato realizzato tramite il crowdfunding, che da una parte ha giocoforza limitato le geometrie a carrelli e dolly così liricamente p(rep)otenti in Le streghe di Salem, ma dall’altra ha significato lo svincolamento di Zombie dai legacci delle produzioni. E gli artisti, si sa, necessitano di libertà creativa per poter esprimere al meglio ciò che alberga nel loro tumultuoso immaginario.
Ebbene, grazie a un importante lavoro di revisione – senza manomissione – dei testi pregressi e all’inserimento del fondamentale contributo made by Navarro, questo INLAND 8 #RobZombieReloaded si presenta al lettore come un oggetto da collezione, anche in virtù di una cover migliorata in grammatura rispetto alla precedente (e sperimentale).
I ringraziamenti di allora – ai saggisti, alla redazione – sono i ringraziamenti di oggi, ma il più grande tributo è doverosamente rivolto al nostro editore, che filantropicamente continua a credere nei progetti che articoliamo – i primi due volumi della collana I libri di INLAND sono sugli scaffali a testimoniarlo – e in questi piccoli grandi quaderni, offerti gratuitamente a coloro che credono nel cinema oltre il cinema.