Gocce d'acqua su pietre roventi. «Sognare un amore vero è proprio un bel sogno»

Matteo Marelli
François Ozon n. 2/2016
Gocce d'acqua su pietre roventi. «Sognare un amore vero è proprio un bel sogno»

Povero Franz, che dopo aver conosciuto Léopold hai semplicemente scoperto qualcosa cui non puoi rinunciare e a cui sei disposto a sacrificare ogni altra cosa, persino te stesso, e cioè l’essere amato; invece che leggere, come ti vediamo fare alla metà del terzo atto, L’amore è più forte della morte di Heinz Günther Konsalik, forse avresti dovuto vedere L’amore è più freddo della morte di Rainer Werner Fassbinder (1969). Allora avresti capito che «L’amore costa fatica […]. Si è liberi soltanto nelle limitazioni. E non c’è cosa più terrificante dell’aver paura del terrore. Detto altrimenti: essere lasciati non ti fa piombare nella solitudine come quando si è presi dall’angoscia che sta finendo; perché quell’angoscia evoca un clima in cui tu hai addosso l’angoscia del terrore. […] Sognare un amore vero è proprio un bel sogno, ma le stanze hanno sempre quattro pareti, le strade sono quasi tutte asfaltate e per respirare c’è bisogno dell’ossigeno»1.

Franz e Léopold sono i protagonisti attorno ai quali l’appena diciannovenne Rainer Werner Fassbinder costruisce il teorema al centro di Tropfen auf heiße Steine (“Come gocce su pietre roventi”), pièce incompiuta, e quindi mai rappresentata, ripresa da François Ozon per realizzare il suo terzo lungometraggio, Gocce d’acqua su pietre roventi: «Era tanto tempo – dichiarò l’allora trentaduenne regista francese – che volevo fare un film su una coppia. Un film che parlasse delle difficoltà della convivenza e della routine quotidiana. Quando ho scoperto l’opera di Fassbinder, ho capito subito che non avrei dovuto scrivere una sceneggiatura originale perché esisteva già un testo che parlava esattamente di quello che mi sentivo di raccontare»2.

Un testo che si spalanca al gioco delle passioni, tra figure che sanno e vogliono soprattutto amare (Franz), e altre (Léopold) che puntano invece alla sopraffazione, metafora dell’avidità del potere che si ciba dei corpi altrui. Del resto per Fassbinder non può esistere “democrazia” nei sentimenti, ma solo un’applicazione più o meno drammatica del sadomasochismo; ai suoi occhi l’urgenza d’amore finisce per trasformarsi, ogni volta, nella sottomissione del più debole al desiderio dell’altro. E così sarà fino a quando continuerà a esserci «una classe che vuole educarne un’altra, un uomo la sua donna, un uomo un altro uomo: sempre questo rapporto di educazione, questo rapporto servo-padrone […]. Un rapporto che è quasi fascista»3.

Sebbene Léopold e Franz siano una coppia omosessuale (di cui Ozon accentua la differenza d’età), questo non rappresenta di certo il cuore del film, che invece batte per le crudeli dinamiche insite in ogni relazione sentimentale. E proprio sulla scelta di cosa tenere a fuoco del soggetto, Ozon dimostra di avere assimilato ed elaborato la lezione fassbinderiana, poco interessata a soffermarsi sulle “diversità” delle minoranze sociali, e più attenta invece ad osservare come queste «Cercano – stando a quanto dichiarato dallo stesso Fassbinder – in modo ancora più cosciente della borghesia, di comportarsi come borghesi», compromettendosi, nelle abitudini di tutti i giorni, in quella rete di ricatti sentimentali in cui qualsiasi persona potrebbe trovarsi e dimostrandosi quindi altrettanto dipendenti dal potere coercitivo dell’apparato sociale sovrastante.

E infatti, una volta che entra in scena Anna, l’ex fidanzata di Franz, il ragazzo tenta di farle subire quello che lui sta vivendo e soffrendo con Léopold; cerca di reinterpretare il loro rapporto secondo quelle immagini di dominio e possesso che si è ormai convinto regolino tutti i legami interpersonali.

Ma non ci si limiti a leggere in maniera sbrigativa e superficiale Franz come una vittima: la sua infatti è una strategia di sottomissione, adottata per ottenere quella semplicissima cosa che desidera, un poco di amore. E pur di conquistarla è pronto ad annullarsi, consapevole di condannarsi all’alienazione e alla sofferenza.

Proprio come Vera, un personaggio che, secondo Ozon, nella versione originale «non aveva alcuna utilità drammatica ed era una specie di soprammobile»4, mentre ora, nella sua rilettura cinematografica, diventa uno specchio deformato della condizione di Franz. Il regista plasma il suo carattere su quello del protagonista di Un anno con 13 lune (1978). La parabola che compie ricorda, infatti, quella di Erwin/Elvira. Vera entra in scena come un’amica di Léopold, il quale prontamente la sbugiarderà (godendosi la parte del carnefice), raccontando a Franz e Anna, senza troppi di giri di parole, che la donna di fronte a loro in realtà è un transessuale operatosi a Casablanca pur di continuare a farsi amare da lui. In Léopold non c’è vero desiderio, ma soltanto fame e voracità; ha bisogno di riflettersi nel desiderio dell’altro per potersi sentire vivo.

Ozon rilegge la pièce attraverso le forme predilette di rappresentazione del cinema fassbinderiano, adottando una costruzione che riprende e illustra il rigore teorico, geometrico, e l’intimo funzionamento dell’universo poetico del regista tedesco, così visceralmente compatto. Gocce d’acqua su pietre roventi è un Kammerspiel che chiude il mondo in un appartamento, tutto interni claustrofobici che imprigionano letteralmente i personaggi: questi sono vere e proprie proiezioni estensive del dramma domestico. La casa di Léopold non è altro che la diretta espressione delle regole di comportamento da osservare per viverci; un autentico collegio infernale, una gabbia, uno strumento di repressione di ogni spontaneità (e la chiusa del film, con la carrellata all’indietro che mostra Vera imprigionata dietro ai vetri che non si aprono dell’abitazione – riuscendo a creare nello stesso tempo una doppia sensazione di presa di distanza estatica e di prossimità emotiva – è in tal senso inequivocabile). Il riferimento più forte, per quanto riguarda il lavoro cinematografico compiuto sugli spazi, è probabilmente Martha (1974), da cui Ozon prendere a prestito situazioni e idee registiche, come quella della ripresa realizzata per filmare il primo faccia a faccia, carico di tensione erotica, tra Léopold e Franz. Esattamente come nella sequenza in cui Martha incontra il suo futuro marito-carceriere Günther, anche qui la macchina da presa compie un movimento di 720° intorno ai due personaggi: un doppio giro che sembra significare sia la girandola d’emozioni, la vertigine del momento, sia il nodo soffocante in cui si strozzerà il loro legame. Perché alla fine, come diceva Fassbinder «L’amore non esiste. Esiste solo la possibilità dell’amore».

 

Note

1 Fassbinder Rainer Werner, I film liberano la testa, Ubulibri, Milano 2005, p. 21.

2 Ozon François, Un’intervista a François Ozon in Gocce d’acqua su pietre roventi, Pressbook Keyfilms, 2001, p.5.

3 Fassbinder Rainer Werner in Gran Jacques, Entretien avec R.W. Fassbinder, in «Cinéma 74», 193, citato in Traina Giovanni, Ascesi all’inferno. Un anno con tredici lune di Fassbinder, «ARCO Journal», e-journal del Dipartimento di Arti e Comunicazioni dell’Università di Palermo, p. 3.

4 Ozon François, op. cit., p. 7.

 

[Vai all'indice]

Scarica il pdf

Ultime uscite

François Ozon

François Ozon

Inland n. 2/2016
Il secondo numero di INLAND è il primo volume dedicato in Italia a François Ozon. Regista tra i generi, firma sfuggente all’etichetta d’autore, nei suoi film Ozon fa riverberare echi [...]
Fiume Diciannove - Il Fuoco sacro della Città di Vita
1919-2019. Un secolo fa Gabriele d’Annunzio entrava in Fiume d’Italia, dando vita a quella che sarebbe stata una rivoluzione durata cinquecento giorni. Un’atmosfera febbricitante e festosa, ma anzitutto sacra, qui [...]
Aldo Lado

Aldo Lado

Inland n. 9/2019
Quello che stringete tra le mani è il numero più complesso, stratificato, polisemantico del nostro – vostro – INLAND. Quaderni di cinema. Lo è innanzitutto grazie al parco autori, mai [...]
Dylan Dog - Nostro orrore quotidiano
Detective dell’Occulto, Indagatore dell’Incubo, Esploratore di Pluriversi: come definire altrimenti Dylan Dog, dal 1986 residente al n. 7 della londinese Craven Road? Le sue avventure – che affrontano tutti gli [...]
Dino Buzzati - Nostro fantastico quotidiano
Vi sono autori, come disse una volta Conan Doyle, che «hanno varcato una porta magica». Tra questi spicca Dino Buzzati, che ha condotto il fantastico nel cuore pulsante della materia. [...]
William Lustig

William Lustig

Inland n. 13/2020
Gennaio 2015, riunone di redazione: si discute a proposito della nascita di INLAND. Quaderni di cinema. A chi dedicare i primi tre numeri? Idee tante, unanimità poca. Restano quattro progetti, [...]
Jorge Luis Borges - Il Bibliotecario di Babele
Jorge Luis Borges è un autore oceanico, un crocevia di esperienze, storie, civiltà e piani dell’essere, un caleido­scopio nel quale il passato si fa futuro e il futuro si rispecchia [...]
Rote Armee Fraktion

Rote Armee Fraktion

Inland n. 18/2024
GRATUITO PER I NOSTRI LETTORI UN ESTRATTO DELLA COPIA DIGITALE DI QUESTO NUOVO INLAND E ALCUNI TESTI DA LEGGERE ONLINE Due anni fa, nel concepire il nuovo corso di INLAND, con [...]
Antonio Bido

Antonio Bido

Inland n. 11/2019
Girata la boa del decimo numero, INLAND. Quaderni di cinema compie altri due significativi passi in avanti. Innanzitutto ottiene il passaporto. A rilasciarlo è stato il Paradies Film Festival di Jena [...]
Carlo & Enrico Vanzina

Carlo & Enrico Vanzina

Inland n. 7/2018
INLAND. Quaderni di cinema numero #7 nasce nell’ormai lontano dicembre 2017, in un bar di Milano dove, di fronte al sottoscritto, siede Rocco Moccagatta, firma di punta di tutto quel [...]
Lav Diaz

Lav Diaz

Inland n. 3/2017
È da tempo che noi di INLAND pensiamo a una monografia dedicata a Lav Diaz. Doveva essere il numero #1, l’avevamo poi annunciato come #2, l’abbiamo rimandato in entrambe le [...]
Mike Flanagan

Mike Flanagan

Inland n. 16/2023
Lo specchio è un simbolo polisemantico. Investe la sfera delle apparenze, ma anche quella dei significa(n)ti. Chiama in causa l’estetica, la filosofia e, insieme, la psichiatria. È l’uno che contiene [...]
Manetti Bros.

Manetti Bros.

Inland n. 14/2022
Febbraio 2020. Inland. Quaderni di cinema numero #13 va in stampa con una nuova veste. Brossura, dorso rigido, grammatura della copertina aumentata. Il numero è dedicato a William Lustig, alfiere [...]
Lune d'Acciaio - I miti della fantascienza
Considerata da un punto di vista non solo letterario, la fantascienza può assumere oggi la funzione un tempo ricoperta dai miti. I viaggi nello spazio profondo, le avventure in galassie [...]
Rob Zombie

Rob Zombie

Inland n. 1/2015
Con la parola inland si intende letteralmente ciò che è all’interno. Nel suo capolavoro INLAND EMPIRE, David Lynch ha esteso la semantica terminologica a una dimensione più concettuale, espansa e [...]
Pupi Avati

Pupi Avati

Inland n. 10/2019
Numero #10. Stiamo diventando grandi. Era da tempo che pensavamo a come festeggiare adeguatamente questa ricorrenza tonda, questo traguardo tagliato in un crescendo di sperimentazioni editoriali, collaborazioni, pubblicazioni sempre più [...]
Philip K. Dick - Lui è vivo, noi siamo morti
Celebrato in film, fumetti e serie tv, Philip K. Dick ha stregato gli ultimi decenni del XX secolo. Ma il suo immaginario era talmente prodigioso che, a furia di sondare [...]
Sergio Martino

Sergio Martino

Inland n. 5/2017
Giunto al quinto numero, INLAND. Quaderni di cinema affronta uno snodo cruciale, fatto di significative ed emblematiche svolte che segnano uno scarto, un’apertura rispetto alla precedente linea editoriale. Innanzitutto la scelta del [...]
Carlo Verdone

Carlo Verdone

Inland n. 12/2019
"Vi ho chiesto di mettere la mia moto Honda Nighthawk in copertina perché su quella moto c'è passato il cinema italiano. Su quella moto io sono andato e tornato da [...]
Rob Zombie Reloaded

Rob Zombie Reloaded

Inland n. 8/2019
Giunto all’ottavo fascicolo, INLAND. Quaderni di cinema riavvolge per un attimo la pellicola della sua breve ma significativa storia, tornando a percorrere i passi compiuti nel 2015 quando aveva aperto [...]
America! America? - Sguardi sull'Impero antimoderno
L’impero statunitense ha sempre generato nella cultura italiana reazioni contrastanti, che spaziano da un’esaltazione semi-isterica a una condanna a priori, altrettanto paranoica. Sembra sia pressoché impossibile, per chi si confronta [...]
Dario Argento

Dario Argento

Inland n. 15/2022
Tutto è nato da Occhiali neri (2022). Dalla sua visione, certo, ma anche dal dibattito che il film ha riaperto a proposito di Dario Argento e di tutto ciò che [...]
Walt Disney - Il mago di Hollywood
«Credo che dopo una tempesta venga l’arcobaleno: che la tempesta sia il prezzo dell’arcobaleno. La gente ha bisogno dell’arcobaleno e ne ho bisogno anch’io, e perciò glielo do». Solo un [...]
4-4-2 - Calciatori, tifosi, uomini
Nel calcio s’intrecciano oggi le linee di forza del nostro tempo; talvolta vi si palesano le sue fratture, i suoi non-detti. Ecco perché il quattordicesimo fascicolo di «Antarès» è dedicato [...]
Nicolas Winding Refn

Nicolas Winding Refn

Inland n. 4/2017
Perché Nicolas Winding Refn? La risposta è semplice: perché, piaccia o no, è un autore che, più di altri, oggi ha qualcosa da dire. Sebbene sempre più distante dalle logiche [...]
Michele Soavi

Michele Soavi

Inland n. 6/2018
Il nuovo corso di INLAND. Quaderni di cinema, inaugurato dal numero #5, dedicato a Sergio Martino, è contraddistinto da aperture al cinema italiano, al passato, a trattazioni che possano anche [...]

Ultimi post dal blog

Trent ’anni non bastano. Né mai sarà sufficiente qualunque distanza temporale dalla sua scomparsa per sopire il senso di inadeguatezza, l’incurabile timore reverenziale e di lesa maestà scrivendo del genio di Gian Maria Volonté. Una genialità controversa, travolta dalle mistificazioni, salvaguardata dal mistero. Quel suo sguardo severo nutrito dall'esigenza di perfezione sopravvive nelle coscienze mai abbastanza critiche, al punto da indurre un autore a posticipare di sei anni la pubblicazione di un libro a lui dedicato perché “non si sentiva all'altezza”. Questi risponde al nome di Stefano Loparco, saggista navigato e rispetta- to, il cui L’ultimo sguardo. Vita [...]
Scritto da Ilaria Floreano, con la prefazione di Barbara Sukowa, il primo volume italiano dedicato alla cofondatrice, insieme ad Andreas Baader e Ulrike Meinhof, della Rote Armee Fraktion (RAF). Pubblicato da Bietti Edizioni, è un ritratto realizzato attraverso i film in cui ha recitato, le pellicole che ha ispirato, le affinità e le divergenze con personaggi come R. W. Fassbinder e le lettere scritte dal carcere alla sorella Scritto con passione e autorevolezza da Ilaria Floreano, Gudrun Ensslin. Attrice, madre, terrorista, prigioniera è un’indagine su una cittadina niente affatto al di sopra di ogni sospetto. Con gli strumenti della letteratura e del [...]