The Haunted World of El Superbeasto. El luchador, Tex Avery e la bella Sheri Moon
Enrico AzzanoIl popolare lottatore El Superbeasto fatica a fare strada nel mondo del cinema, rimediando solo parti nei film a luci rosse e in improbabili pubblicità. Una sera, bazzicando nel solito strip club, Superbeasto perde la testa per la spogliarellista Velvet Von Black, tanto maggiorata quanto volgare. Ma Superbeasto non è il solo pretendente della sboccata fanciulla: Velvet è infatti rapita dal Dr. Satan, che vuole la ragazza per impalmarla e portare a termine i suoi malvagi piani di conquista e distruzione. Superbeasto si mette sulle tracce dei cattivi e della sua amata aiutato dalla sorellina Suzi X, agente speciale in déshabillé accompagnata da un robot invaghito di lei e alle prese con dei nazi-zombie che conservano in salamoia la testa parlante di Adolf Hitler. È un oggetto strano The Haunted World of El Superbeasto, primo e al momento unico lungometraggio d’animazione diretto da Rob Zombie. Horror, sesso, volgarità, nonsense e foga citazionista si intrecciano, si sovrappongono, si scavalcano in un moto continuo e incessante. Un divertissement solo apparentemente sgraziato e sconclusionato, portatore (in)sano di una cinefilia onnivora, sguaiatamente sincera, indubbiamente stimolante. Non è facile accostarsi a The Haunted World of El Superbeasto, data la sua natura magmatica, le troppe vie d’accesso e, al tempo stesso, di fuga. Proviamo a percorrerne alcune. Robert Bartleh Cummings, classe 1965, conosciuto come Rob Zombie, è un artista eclettico e talentuoso. Regista, sceneggiatore, cantante, fumettista, produttore cinematografico. E, soprattutto, marito di Sheri Moon Zombie, attrice e stilista, bionda e affascinante. È Sheri Moon, infatti, la musa e la costante della poetica zombieana. È la stella polare di Le streghe di Salem, il centro gravitazionale estetico, l’oggetto del desiderio di una macchina da presa che segue religiosamente il profilo del suo corpo, esaltandone la vis erotica. Sheri Moon è il filo conduttore della filmografia di Zombie ed è la presenza immancabile sul palco dei suoi concerti, nonché il feticcio dei suoi videoclip. Sheri Moon è Deborah Myers in Halloween. The Beginning e Halloween II, madre del killer seriale Michael Myers, “il signore della morte”, il possibile Anticristo; è Heidi Hawthorne (Le streghe di Salem), rocker, disc jockey e soprattutto strega moderna; è Baby Firefly in La casa dei 1000 corpi e La casa del diavolo, fanciulla dall’assassinio facile. In The Haunted World of El Superbeasto è Suzi X, super-agente in lotta contro il male. Armata fino ai denti, spietata, con un occhio bendato e le curve strizzate da vestiti sempre più aderenti e risicati, la versione cartoonesca di Sheri Moon attraversa la pellicola come una scossa tellurica ormonale, mettendo sull’attenti anche l’invincibile Superbeasto e abbattendo uno dopo l’altro i redivivi nazisti. Ancora una volta, la moglie/amante/musa di Zombie incarna un personaggio a suo modo irresistibile, adulato dallo script e dalla messa in scena, posto su un altare cinematografico e cinefilo. Assecondato dalle matite e dai colori della Film Roman e della Starz Media, Zombie tratteggia nelle tavole di The Haunted World of El Superbeasto una versione (ultra)pop di Sheri Moon, una creatura fisicamente debordante che riecheggia le eroine erotiche di Russ Meyer. Suzi X, dal character design e dai modi dichiaratamente X rating, rilancia idealmente il loop di Mondo Topless (1966) di Meyer, documentario distribuito nel circuito drive-in che affastellava prosperose ragazze tra le strade e le spiagge di San Francisco. Nell’abbracciare l’erotismo, la satira e lo scostumato umorismo di Meyer, omaggiato e citato ripetutamente nel corso della pellicola, Zombie mette in scena l’ennesimo atto d’amore nei confronti della moglie. Un romanticismo postmoderno, fedele alle dinamiche senza freni dell’exploitation. Ancora Russ Meyer. Le maggiorate, i nazisti, lo stile caricaturale, l’inguaribile politically incorrect. Faster, Pussycat! Kill! Kill! (1965) e Le deliranti avventure erotiche dell’agente speciale Margò (1976). E poi Quentin Tarantino, la nazisploitation, Tex Avery e un numero indeclinabile di rimandi, citazioni e omaggi. The Haunted World of El Superbeasto riprende ed espande a macchia d’olio le suggestioni di Werewolf Women of the SS, fake trailer di Grindhouse di Tarantino e Robert Rodríguez, impreziosito dalle comparsate di Nicolas Cage, Udo Kier e Sheri Moon. L’orgiastico incontro tra fanciulle maggiorate e discinte, morti viventi nazisti e piani demoniaci è un nipotino scherzoso della nazisploitation, sottogenere tra exploitation e sexploitation, debitore delle pellicole women in prison tanto in voga negli anni Settanta. Zombie cita, omaggia e rielabora i vari Ilsa la belva delle SS (1975) di Don Edmonds, La bestia in calore (1977) di Luigi Batzella, L’ultima orgia del III Reich (1977) di Cesare Canevari e Le lunghe notti della Gestapo (1977) di Fabio De Agostini, senza dimenticare altre pellicole borderline come The Astro-Zombies (1968) di Ted V. Mikels. Dagli astro-zombie alle taglie forti di Meyer il passo è breve e il collante è Tura Satana, attrice di culto e voce di Varla in The Haunted World of El Superbeasto, immancabile omaggio a Faster, Pussycat! Kill! Kill!. Nelle animazioni di Zombie le ragazze sono sboccate, provocanti e letali: corpi che aggiungono alle curve di una Barbie o di Jessica Rabbit una carica sessuale inaudita per Cartoonia e possibile solo nella grandguignolesca Monsterland. Al maschilismo e alla libido di Superbeasto e soci, Zombie contrappone eroine perfettamente consapevoli delle dinamiche erotiche e sessuali, degli equilibrismi tra domanda e offerta, del potere del loro corpo. Un Girl Power che piega a proprio piacimento le linee stilizzate del character design, arrotondandole voracemente oltre i confini del comune senso del pudore e persino della fisica, superando anche le misure più ardite. Misure che si allargano anche a comando, come per la spogliarellista Velvet Von Black (Rosario Dawson), versione da bassifondi della celeberrima regina del burlesque Dita Von Teese. Il meccanismo citazionista di Zombie è un puzzle, un gioco a incastri irrisolvibile che può percorrere tutta la pellicola, intere sequenze o consumarsi in un attimo, in una manciata di fotogrammi spesso irriverenti, come nel montaggio serrato del provino iniziale: si veda, in questo senso, il trattamento riservato alla Liza Minnelli/Sally Bowles di Cabaret (1972) di Bob Fosse – c’è spazio, nello strip bar, anche per il Master of Ceremonies di Joel Grey. Le citazioni fulminee e dissacranti non risparmiano nemmeno il Michael Myers carpenteriano, investito senza tanti fronzoli dalla macchina di Superbeasto: uno sketch ironico e liberatorio, visto il peso del confronto con l’originale Halloween. La notte delle streghe (1978) che grava sulle spalle e sui remake/reboot di Zombie. Ma la lista dei personaggi e delle opere chiamate in causa da The Haunted World of El Superbeasto è lunghissima, a tratti evidente, a volte inafferrabile, ispirata o un po’ meccanica: sicuramente vale la pena sottolineare la natura filologica dell’incipit e dei titoli di testa, gioielli che, prendendoci un po’ in giro, ci riportano alle atmosfere eleganti degli horror d’antan. Ad aprire il film non sono i colori sguaiati di Monsterland e nemmeno i suoi ritmi tonitruanti, ma un bianco e nero pacato e rassicurante: Zombie prende in prestito il preambolo, le battute, le soluzioni grafiche e le note del Frankenstein (1931) di James Whale. Il regista, in un certo senso, è un novello Dr. Frankenstein, un postmoderno Prometeo che plasma creature e mondi ibridi, (ri)creando mostri con pezzi di altre pellicole: il suo è un immaginario che non si pone problemi di (bio)etica cinematografica e cinefila, pescando a piene mani in ogni direzione possibile. Ed è così che il bizzarro lottatore aspirante attore e divo strampalato Superbeasto è una filiazione sia dell’icona messicana Rodolfo Guzmán Huerta, sia del dispotico Mc Wolf di Tex Avery. Coraggioso e imbattibile come il luchador El Santo – conosciuto anche con i nomi di El Demonio Negro e El Hombre Rojo –, schiavo delle proprie pulsioni come il lupo di Avery, assetato delle grazie di Miss Vavoom nel corto Red Hot Riding Hood (1943), che Zombie reinterpreta affidando i due ruoli a Superbeasto e Velvet Von Black. Lo stesso acerrimo nemico di Superbeasto, il gracile Dr. Satan, un nerd senza possibilità di rivincita, è un crogiolo di rimandi interni ed esterni, che spaziano da La casa dei 1000 corpi a South Park. Il film: più grosso, più lungo & tutto intero (1999) di Trey Parker. In generale, le animazioni e la sarabanda citazionista di The Haunted World of El Superbeasto sono debitrici di South Park e affondano le proprie radici in tutta quella produzione statunitense e nordamericana per adulti che ha rappresentato e continua a rappresentare un contraltare liberato e liberatorio rispetto agli eccessi zuccherosi della Disney e di altre case di produzione che dominano il box office. Animazione spesso povera e limitata nel budget e nelle tavole, eppure fertile, anche se in perenne bilico tra genialità e spazzatura. Produzioni che hanno declinato a modo loro le innovazioni estetiche e narrative della United Productions of America (UPA), segnando dapprima il riscatto di un’animazione limitata, piatta e bidimensionale, e aprendo poi la strada nel corso degli anni e dei decenni ai vari Fritz il gatto (1972) e Coonskin (1975) di Ralph Bakshi e, in tempi più recenti, a serie televisive come Beavis and Butt-Head (1993-2011) di Mike Judge o Drawn Together (2004-2008) di Dave Jeser e Matt Silverstein.
Cast & Credits
Titolo originale: The Haunted World of El Superbeasto; regia: Rob Zombie; sceneggiatura: Tom Papa, Rob Zombie; scenografia: James Hegedus; montaggio: Bret Marnell; musiche: Tyler Bates; voci originali: Joe Alaskey (Erik), Jen Foree (Luke St. Luke), Tom Papa (El Superbeasto), Sheri Moon Zombie (Suzi X), Dee Wallace (Trixie), Cassandra Peterson (Amber), Paul Giamatti (Dr. Satan), Rosario Dawson (Velvet Von Black), Bill Moseley (Otis Driftwood), Sid Haig (Captain Spaulding); origine: Usa, 2009; durata: 77’; home video: dvd e Blu-ray import Gran Bretagna (Anchor Bay Home Entertainment); colonna sonora: inedita.