Christopher Nolan. Il tempo, la maschera, il labirinto

Massimo Zanichelli
2015-09-30 13:20:20
Christopher Nolan. Il tempo, la maschera, il labirinto

A Hollywood c’è un eroe conservatore che riesce a sbancare il box office ogni volta che sforna un capolavoro, e in quella palude liberal non è mica roba da poco. Si chiama Christopher Nolan, è nato a Londra nel 1970, ha doppia cittadinanza britannica e americana, e il suo nome è legato a pellicole come Memento (2000), Insomnia (2002), The Prestige (2006), la trilogia-reboot di Batman (2005, 2008, 2012), Inception (2010) e Interstellar (2014). Il suo terzo (e ultimo) Batman, Il cavaliere oscuro. Il ritorno, è un’allegoria della Rivoluzione francese da Oscar del pensiero reazionario e il distopico Interstellar è la difesa morale dei valori della civiltà occidentale: l’uomo è un essere unico, non è un prodotto casuale dell’evoluzione, non è il problema ma la soluzione ai mali del mondo.

Insomma, Nolan «è (diventato) un conservatore nel senso di chi si è dato il compito di ristruttura il cinema hollywoodiano nella sua grandiosità mitopoietica», come scrive acutamente l’autore della prefazione al volume, Roy Menarini. Una definizione icastica che, scomodando portenti come la magia, i sogni, il sacrificio, il doppio, il tempo, la memoria, il labirinto, la paura, l’orrore, il rapporto padre-figlio e i segreti dell’universo, sunteggia alla perfezione il libro-quadro Christopher Nolan. Il tempo, la maschera, il labirinto (Bietti Heterotopia, pp. 290, euro 17) con cui Massimo Zanichelli evoca l’empireo degli Alfred Hitchcock, dei Fritz Lang e dei Douglas Sirk per restituirci l’opera di un cineasta che a soli 45 anni è già un classico.

Ogni volta che entra in sala e che buca il grande schermo, il regista anglo-americano fa sobbalzare il pubblico sulla poltroncina, spesso scatenando polemiche anche accese. A pennello gli calza quel che J.R.R. Tolkien disse di Il signore degli anelli, «O esclami wow! o vomiti un bleah!», e Zanichelli ne illustra magnificamente il perché (motivo per cui va perdonato anche lo svarione nella prefazione di definire «neoconservatori» i Tea Party americani…).

Perché l’opera di Nolan sia superlativa Zanichelli lo spiega richiamando i fantasmi dell’inconscio e della morale che sono la trama di Insomnia per raccontarci del sonno della ragione e delle false veglie del razionalismo, in cui restsa fortunamente la profondità della coscienza a vigilare, allegoria nobile e monito costante della condizione umana al suo meglio. Esattamente come nel momento della lotta suprema contro il nichilismo di Ra’s al Ghul, dei Joker e dei Bane in cui i personaggi di Batman e di Jim Gordon si sublimano divenendo la medesima persona in un tourbillon di emozioni: l’amicizia, la giustizia, il dono di sé, il martirio, la carità (il caso Harvey Dent). Ed eccola dunque ancora una volta qui, palese, imponente, la cifra autenticamente conservatrice di un moderno racconteur di metafore che sono più vere della cronaca quotidiana. Il libro di Zanichelli (legato al regista anche da ragioni biografiche) è già un meritato premio alla carriera tutta in fieri di Nolan, e il suo pregio maggiore è quello di farci intuire che con tutta probabilità il meglio lo dobbiamo ancora vedere. Al cinema.

Marco Respinti

29 settembre 2015

© Libero

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