«Abbiamo scoperto la più incredibile delle attrici», dichiarò David Fincher mentre cercava l’interprete bambina da affiancare a Jodie Foster per il suo Panic Room. E Kristen Stewart, oggi, sembra confermare quella prima prestigiosa impressione, pur tra molti chiaroscuri: l’amore-odio verso quel Twilight che l’ha lanciata nell’Olimpo delle star, i conflitti con i fan della saga a seguito del tradimento di Robert Pattinson, gli iniziali tentennamenti nel dichiararsi queer, la diffidenza nei confronti dei social media – da cui è assente
per propria volontà e in cui però è iperpresente per volontà altrui.
Approfondire la storia di questa giovane diva, nata a Los Angeles nel 1990, interprete istintiva e misteriosa, che si nasconde dietro i personaggi che incarna (spesso realmente esistiti) e li alimenta con il suo carisma e i suoi tic, significa
non solo (ri)scoprire il valore dell’arte recitativa. Ma anche scandagliare certe criticità della comunicazione nel nuovo millennio: come la sua “sensitiva” in Personal Shopper, quanto siamo vincolati a un piccolo congegno elettronico,
circondati da fantasmi, distratti dalla realtà?